Questo mese per L’Italia nel Piatto presentiamo le ricette dedicati ai santi o ai patroni, e io vi propongo una ricetta della tradizione gastronomica torinese: la torta di Sant’Antonio di Jovenceaux. Un dolce di pasta frolla ripieno di mele renette cotte nel vino tipico di Jouvenceaux che si usa preparare per la festa di sant’Antonio.
Sant’Antonio Abate, da non confondersi con Sant’Antonio da Padova, è stato un monaco cristiano del IV secolo, noto anche come Sant’Antonio l’Eremita. E’ stato uno dei primi monaci cristiani ad aver vissuto in eremitaggio, cioè in solitudine, nei deserti dell’Egitto. La sua vita è stata descritta come esempio di ascetismo e devozione, e la sua figura è stata venerata come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa.
Sant’Antonio è conosciuto anche come il “padre dei monaci“, perché ha ispirato molti altri cristiani a seguire il suo esempio e a vivere in solitudine nel deserto, lontano dalle distrazioni del mondo. La sua vita è stata scritta da Sant’Atanasio, il suo discepolo, e la sua figura è stata celebrata in molte icone e dipinti. Molti santuari e chiese sono stati costruiti in suo onore.
Nell’iconografia cristiana l’abate Antonio è raffigurato con una lunga barba bianca, con lingue di fuoco ai piedi e con a fianco un maialino. Sul suo abito spiccava il tau (19ª lettera dell’alfabeto greco), croce a forma di “T”, simbolo della vita e della vittoria contro le epidemie. A ciò allude, secondo il simbolismo, anche il campanello appeso all’estremità del bastone.
Sempre contornato da animali, eremita nel deserto e in preghiera giorno e notte, il Santo viene ricordato nella nostra tradizione come il patrono degli animali e ogni anno viene celebrato con festività legate al mondo contadino, dalle messe liturgiche, alla benedizione degli animali della fattoria ma anche domestici, ai falò. In occasione della sua ricorrenza, il 17 gennaio, il calendario cristiano, lo ricorda come santo protettore degli animali domestici, patrono dei maiali e della stalla, dei salumai e dei macellai. Inoltre data la simbologia delle lingue di fuoco ai piedi si narra che il santo possedesse anche della capacità taumaturgiche e sapesse come curare le malattie come l’ergotismo meglio noto come “il fuoco di sant’Antonio”.
Sant’Antonio è anche patrono di una piccola frazione di Salze d’Oulx, Jovenceaux appunto, la cui cappella è considerata uno dei tesori della Val Susa. La cappella dedicata proprio al Santo e conserva affreschi che raffigurano la sua vita.
Sono numerose le cappelle della valle di Susa dedicate a Sant’Antonio abate, santo particolarmente venerato dalle popolazioni alpine, al Santo si ricorreva, soprattutto, come intercessore per chiedere la protezione delle stalle, degli armenti, degli animali domestici; era una devozione popolare, umile e sperimentata, che andava al centro della relazione che lega le creature al Creatore.
Durante le varie manifestazioni e feste a lui dedicate, si preparano pani benedetti da condividere, diversi tipi di insaccati e la torta che ho preparato oggi.
Una festa collettiva, che ci ricorda l’impegno di custodire tutta la bellezza del Creato, avendo a cuore ogni creatura di Dio e l’ambiente in cui viviamo.
La ricetta è di Giovanna Ruo Berchera ed è tratta dalla trasmissione Geo.
Nota: io purtroppo non avevo a disposizione gli stampi con le lettere (non ditemi niente li ho cercati come una matta) così ho realizzato solo i fiorellini.
Ecco le altre ricette dedicate ai Santi della nostra penisola:
Liguria: torta di riso di San Michele
Lombardia: Rustin Negaà alla Milanese per Sant’Ambrogio
Trentino-Alto Adige: Pane dolce di San Vigilio
Veneto: La fritola de la festa degli oto
Emilia-Romagna: La Piadina della Madonna del Fuoco
Toscana. Torta di San Pietro (o torta dei due Santi o torta garfagnina)
Umbria: Pane di San Francesco d’Assisi, ricetta medievale
Marche: Polenta di Sant’Antonio
Lazio: Frittelle di cavolfiore per Sant’Antonio
Abruzzo: Taralli di San Rocco-ricetta abruzzese
Campania: Spaghetti alla Gennaro
Puglia: Melanzanata di Sant’Oronzo
Basilicata: Gallo ripieno al sugo di San Rocco ricetta venosina
Calabria: Abbaculu o pastorale di S. Biagio
Sicilia: Maccheroni “cu sutta e supra” per San Michele
Arcangelo
Sardegna: Cocciula e Cozzas a sa schiscionera a San Saturnino
E’ possibile seguire L’Italia nel piatto sulla pagina Facebook o sul profilo Instagram
Per la base Per il ripieno e la decorazione Sbucciate le mele, tagliatele a tocchetti, mettetele in una larga padella con vino e zucchero e fatele cuocere finché inizieranno a disfarsi e il liquido si sarà asciugato. Fatele raffreddare. Versate nella planetaria o robot da cucina la farina setacciata con il lievito, zucchero, sale e fate girare in modo da mescolare gli ingredienti. Poi aggiungete burro, uova e latte (non tutto) e azionate. Nel caso l'impasto risultasse troppo asciutto aggiungete il restante latte e al max 2 cucchiai in più. Formate un disco e fatelo riposare per mezz’ora in luogo fresco o in frigorifero. Al termine del tempo di riposo, riprendete l'impasto e stendetene 2/3 in uno strato sottile con cui foderare una tortiera di 24-26 cm di diametro precedentemente imburrata e infarinata. Punzecchiate il fondo con una forchetta, versate le mele cotte e livellatele. Richiudete i bordi sul ripieno di mele. Stendete la restante pasta e ritagliate una mezzaluna o un disco di 16-18 cm di diametro in modo da lasciare scoperta una parte del ripieno. Con i ritagli, se potete, scrivete S. ANTONIO (o S.A.) e ritagliate dei pezzi di pasta a forma di fiore, se non avete lo stampo aiutatevi con la rotella dentata. Spennellate i decori con un tuorlo sbattuto con 2 cucchiai di latte. Cuocete in forno statico a 180° per 40 minuti. Raffreddate la torta su una gratella e servite, volendo ancora tiepida.INGREDIENTI
ISTRUZIONI
4 comments
Adoro le ricette con il vin santo. Mi piace l’idea della cottura delle mele nel vino, devono avere un sapore eccezionale.
le mele si insaporiscono molto, di solito le spadello con il brandy ma in questa occasione meglio del vino rosso o vin santo non c’è 🙂
Questa ricetta proprio non la conoscevo e che dire?! Mi fa una gola….
Bello riscoprire le vecchie tradizioni, non dobbiamo dimenticarle ma valorizzarle sempre!
Un abbraccio
Una ricetta molto interessante, io non so resistere alle torte di mele e la proverò . Interessante anche la cottura delle mele con il vino.
Bravissima, ne prenderei una fettina anche se non ci sono le lettere 😉
Un abbraccio
Manu