E infatti ad un certo punto tra le varie conversazioni che si sovrapponevano colgo una frase rivolta nei miei confronti “ma come? Non gli hai mai fatto i ravioli a questo “pövou figêu” (povero ragazzo)?!?”
L’Uomo di Casa, da questo momento in poi “u pövou figêu” si stava lagnando (alle mie spalle) con la mia amica Monica, che lui che ama i ravioli più di stesso e non aveva nessuno che glie li preparasse. Allora lei, santa delle sante manine d’oro, per rasserenarlo gli ha promesso una raviolata tutta per lui.
E’ stato quello l’inizio della fine, quello che mi ha portata qui oggi e ci ha portato pure tutta la community dell’MTC J
E così Monica e Luca, per coccolare “u pövou figêu” hanno organizzato “la grande abbuffata di ravioli” con tanto di preview i giorni precedenti testimoniata da foto della preparazione e da vassoi e vassoi di ravioli che aspettavano solo noi.
Serata splendida, neanche a dirlo, e in un’estate torrida, pure un po’ freschina, giusto da permettere di fagocitare quei dieci ravioli in più che col caldo non ci sarebbero stati.
Un viaggio di ritorno caratterizzato da mugolii e complimenti verso Monica e immancabili tre sacchettini di ravioli di scorta che … non si sa mai. E poi “u pövou figêu” a bruciapelo: “ma perché non me li fai anche tu?”. Io appoggiata con la testa al finestrino e gli occhi chiusi ho fatto finta di dormire.
Poi in fondo alla ricetta, leggo che la sfida è dedicata a me ( e a “u pövou figêu”) e che non posso proprio giustificarmi, la mia amica malefica mi aveva anticipato!
La verità è che non volevo fare i ravioli perché sapevo benissimo che poi in casa ci avrebbero preso gusto, infatti mi è già stato chiesto di fare anche i pansoti e i tortellini in brodo (e per questo ringrazio anticipatamente la Carloni!)
Mi sembra ancora di vedere mia nonna che i giorni precedenti la festa si alzava alle cinque del mattino per preparare tavolate di ravioli, potevi trovare ravioli ovunque sul tavolo della sala, sulle varie tavole per impastare, sui vassoi dentro i cassetti. Ricordo le pentole di terracotta a borbottare sul fuoco, lei indaffarata e io con i codini e il grembiulino a dare una mano girando la manovella dell’Imperia, e soprattutto mangiandomi tutti gli scarti della pasta che trovavo in giro, e il ripieno a cucchiaiate tra i sorrisi e le ammonizioni della nonna.
Tutti gli ingredienti, eccetto la carne, venivano dal nostro orto e quel sapore li, di cui serbo un ricordo olfattivo e di gusto indelebile, si accompagna sempre a quello di lei con le maniche tirate su ad impastare.
Ho solo aggiunto una manciata di pinoli nel sugo perché mia nonna lo avrebbe fatto sicuramente.
1,2 kg matama
midollo d’osso (ho utilizzato quello di due ossibuchi)
2 carote
1 gambo di sedano
1 cipolla media
prezzemolo
rosmarino
30gr pinoli
½ bicchiere di vino bianco
1 tubetto concentrato di pomodoro
200 g pelati
olio extravergine di oliva
sale e zucchero q.b.
pepe
1 chiodo di garofano
noce moscata
300 g borragini già sbollentate e strizzate (potete anche utilizzare metà borragini e metà scarole)
150 g parmigiano reggiano grattugiato
4 uova
6g maggiorana fresca tritata *
noce moscata
sale q.b.
400 g farina debole
200 g semola rimacinata di grano duro
3 uova
½ bicchiere acqua***
sale, un pizzico
Dividete la preparazione in un due giorni: il primo dedicato al tocco e al ripieno, il secondo ai ravioli, ma soprattutto al pranzo in cui li gusterete.
Primo giorno: il tocco e il ripieno.
In una ciotola fate sciogliere il concentrato di pomodoro con poca acqua tiepida, quindi regolate di sale e aggiungete dello zucchero per compensare l’acidità del pomodoro.
Versate i pelati, e quelle che una volta, come ricorda Monica, venivano chiamate le “droghe” ovvero le spezie: pepe, il chiodo di garofano e noce moscata in abbondanza.
Riprendete l’impasto e se volete fare come da tradizione tirate la sfoglia, dosate il ripieno su una metà, ricoprite col l’altro lato e tagliate i ravioli con una rotella.
Note:
**con le quantità indicate si ottengono circa 200 ravioli: con l’avanzo di pasta ho fatto circa 3-4hg di taglierini, che conditi con il tocco sono superbi e l’avanzo del ripieno l’ho surgelato per la prossima volta.
***la quantità di acqua dipende da molti fattori ed è quindi indicativa, aggiungetela man mano fino ad ottenere la giusta consistenza
6 comments
con 200 ravioli direi che il povero ragazzo sta a posto per un bel po' 🙂 Sono meravigliosi, Ilaria e sicuramente così buoni come sembrano!
Ahahhaahah! Oh ma che fetente sta Monica!!!
Però ammettilo è stata di parola, ti aveva promesso che ti avrebbe fatto fare i ravioli per quello "pövou figêu" e ci è riuscita, sei stata quasi obbligata, ma quello è un dettaglio!!! Strepitosa, dico davvero, bellissime foto e l'aggiunta dei pinoli è davvero perfetta, anche Luca apprezzerebbe molto!!!
Un abbraccio a tutti e due
Moni
Povero figlio, volevi mica che rimanesse sciupato?! Ora è a posto per un po'.. e, se ti va di cambiare, io ho una cinquantina di agnolotti d'asino nel freezer 😀
Belli i tuoi raieu, e bella l'immagine di tua nonna che ripone pasta fresca ovunque, pure nei cassetti.
Ho anche io da sempre il "vizio" di mangiare la pasta da cruda.. che bontà!
Ma che meraviglia… le foto dicono "allunga la mano e prendine uno", la borragine non la conosco, qui non si usa, ma credo proprio che mi piacerebbero.
A casa mia per i tortellini natalizi veniva arruolata l'intera famiglia, bambini compresi, mentre i ravioli erano appannaggio esclusivo della nonna, e quando ho trovato un locale che li faceva quasi identici ai suoi mi son quasi commossa.
Bravissima!
M'ero dimenticata del poero figliolo (abbi pazienza se uso l'idioma natio, ma scrivo da una tastiera etrusca e tutti quei segni strani non sono contemplati). Spero che con quella strippata che si è fatto ce la faccia ad arrivare a Natale…
Quel povero ragazzo ora sarà contento! Bravissima Ilaria.