Sapevo che Giuliana avrebbe proposto uno dei suoi “cavalli di battaglia”, ma siccome a mio parere sono tantissimi, e io sono lontana anni luce da certe preparazioni, non nascondo di essermi seriamente preoccupata.
Per tutte le informazioni necessarie e supplementari sulle terrine e sulla loro preparazione vi suggerisco il trattato di Giuliana.
La terrina è stata definita “un’alchimia di sapori” e spero che la mia, per quanto semplice, possa essere all’altezza di questa definizione.
Ingredienti
500g gabilo (o merluzzo nordico)
3 albumi
350g panna 200g spinaci a foglia lunga (privati del gambo)
1 mazzetto di crescione 1 mazzetto di prezzemolo 6 filetti di sogliola o platessa 300g salmone
2 tuorli d’uovo 1 cucchiaio di senape di Digione 2 cucchiai di aceto di vino bianco
10 cucchiai circa di erbe miste (erba cipollina, dragoncello, prezzemolo, aneto) 1/2 cucchiaino di sale pepe 260ml olio di semi
Per la salsa beurre blanc
100ml di vino bianco secco 2 cucchiai di aceto di vino bianco 2 scalogni tritati finemente
50ml di panna200g burro freddo tagliato a tocchetti sale e pepe
Una volta pulito e sfilettato il gabilo procedete alla preparazione della mousse.
Inserite nel mixer il gabilo e gli albumi e iniziate a frullare fino ad ottenere una purea. Passate al setaccio, recuperando il massimo possibile. Ponete la ciotola, dove avrete raccolto la purea setacciata, su del ghiaccio e cominciate ad aggiungere la panna, poco per volta. Con un frullatore ad immersione montate il tutto fino ad ottenere una sorta di maionese. Dosate la panna con attenzione, una volta ottenuta la consistenza desiderata non aggiungetene altra. Potrebbe non servirvi tutta.
Separate le foglie di spinaci che intendete utilizzare per rivestire la terrina.
Imburrate la terrina su tutti i lati e utilizzate le foglie di spinaci per rivestirla completamente, stando attenti a non lasciare buchi e sbordando ampiamente.
Preparate la clorofilla: passate nel mixer il resto degli spinaci, crescione e prezzemolo aggiungendo un po’ d’acqua fino ad ottenere un composto umido (melmoso). Pressatelo in un setaccio a maglie molto fini per ottenere tutto il liquido possibile. Versaste il liquido ottenuto in un pentola e scaldate a fiamma media senza mai arrivare al bollore, altrimenti la clorofilla perderà il suo colore caratteristico. Scremate man mano la materia solida che sale in superficie e successivamente passate attraverso un colino in tessuto oppure un colino ricoperto da una garza. Avrete così ottenuto la vostra clorofilla.
Battete i filetti di sogliola tra due fogli di carta da forno per appiattirli il più possibile e posizionateli uno accanto all’altro formando una fila. Condite con sale e pepe, spalmate parte della mousse bianca di gabilo. Stendete una striscia sottile di salmone (circa 2-3cm spessore) sulla mousse e arrotolate.
Coprite con il coperchio della terrina, in caso non lo aveste potete anche utilizzare un foglio di alluminio imburrato, con un foro centrale.
Servite in tavola direttamente nella terrina accompagnata dalla maionese alle erbe o dalla beurre blanc, che andrà preparata cinque minuti prima di servire.
Versate tutti gli ingredienti, a parte l’olio, nel bicchiere del frullatore ad immersione e cominciate ad emulsionare. Alla massima velocità, cominciate ad aggiungere l’olio, piano piano, fino ad ottenere la consistenza ideale.
Togliete dal fuoco e passate al setaccio. Aggiungete sale e pepe secondo il gusto.
3 comments
un compendio di tecnica, eleganza, gusto e tanta competenza. Un lavoro bellissimo e certosino, con quegli spinaci per foderare la terrina e la clorofilla. L'attenzione ai dettagli, l'eleganza che trovo sempre in tutto quello che fai, qui sono ancor più da sottolineare. E' davvero alta cucina questa, complimenti sinceri. E grazie per le parole di stima. Una stima che ricambio totalmente. Grazie di cuore per averci regalato questa meraviglia.
clorofilla, spirale di due pesci diversi, tecnica della mousse.. ma che meraviglia che hai fatto, Ilaria?
io avrei detto belin belino 🙂
ma convengo che alchimia di sapori rende di piu'.
Ma la sostanza, e' quella 🙂